BlogTour • Panorami D’Inchiostro | Leningrado • La San Pietroburgo di “Il cavaliere d’inverno”

Ciao a tutti

In occasione del blogtour Panorami D’Inchiostro che oggi fa tappa alla nostra tavola, ho pensato di portarvi con me tra le pagine di un libro senza tempo ma soprattutto tra le stradine di una città sempre magica, protagonista di una tra le storie d’amore più belle mai raccontate.

Tatiana Metanova dormiva il sonno dell’innocenza, delle calde notti bianche di Leningrado, del giugno profumato di gelsomino. Ebbra di vita, dormiva il sonno dell’intrepida giovinezza. Non durò a lungo.


 

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È l’inizio dell’estate del 1941 quando alla radio il generale Molotov annuncia l’invasine della Russia ad opera della Germania. “Il paese vi chiama, […] La causa è giusta. Il nemico sarà annientato. La vittoria sarà nostra”.

È il 1941 che vedrà l’inizio della storia della dolce Tatiana e del suo Shura, tra le strade di una Leningrado senza forze, sotto un cielo che di bello vede solo il loro amore. In quest’occasione, vi porterò in quei luoghi complici di quell’amicizia diventata amore tra Tatiana e Alexander, segnati da una guerra illogica, che ancora oggi nascondono una magia senza tempo. Nell’intera trilogia, i nostri personaggi gireranno in lungo e in largo la città, io però mi soffermerò solo sui luoghi più significativi. Magari, se per puro caso vi trovate dalle parti di San Pietroburgo, fateci un salto!


 

Iniziamo con uno dei monumenti più belli di tutta la città, protagonista  nel libro di una scena di svolta, spartiacque tra il sogno e quello che sarà una terribile certezza, l’assedio di Leningrado. Nonostante una gamba fratturata, Tatiana attraversa una silenziosa Leningrado per raggiungere Alexander d’istanza sulla torre di vedetta della Cattedrale di Sant’Isacco. In quest’occasione il legame tra i due protagonista si rafforzerà e la verità su quell’americano ufficiale dell’Armata Rossa verrà a galla in un salto nel passato.

La vista da lassù sarebbe stata davvero straordinaria, pensò Tatiana, se solo Leningrado non fosse stata sotto assedio. Tutte le luci erano spente e nel buio della notte non si vedevano neppure i dirigibili bianche che galleggiavano silenziosi nel cielo. L’aria era fredda e sapeva di acqua fresca.

 

Un monumento mastodontico, dagli interni talmente ricchi artisticamente da richiamare ogni anno più turisti che fedeli. Durante il memorabile assedio di 900 giorni, il lato ovest della Cattedrale fu colpito dalle numerose bombe che devastarono la città, e ancora oggi porta i segni di quel massacro. Riuscì a resistere però fino alla liberazione avvenuta nel Gennaio del 1944.


 

Tra Cattedrale di Sant’Isacco e il fiume Neva c’è Il Cavaliere di bronzo.

cavaliere di bronzoNon si può andare a San Pietroburgo e non visitare la statua, il più famoso monumento. Raffigurante Pietro il Grande, la sua magnificenza è perfettamente godibile dalla prospettiva del fiume Neva, che la costeggia. Nel nostro amato libro questa statua ha un ruolo particolare: oltre ad essere un punto di riferimento e presente come un guardiano silenzioso, nelle passeggiate dei nostri protagonisti sul fiume, il Cavaliere ha ispirato il poema epico di Puskin, Il cavaliere di bronzo del 1837. Un libro che sarà il primo regalo di Alexander alla sua Tatia, nonché la salvezza per quest’ultima nella traversata verso l’America.

Lo scartò con trepidazione. Dentro c’erano tre libri: una raccolta di Puskin dal titoli Il cavaliere di bronzo e altre poesie […]. “ Il cavaliere d’inverno era di mia madre. Me lo diede poche settimane prima che venissero a prenderla.” Tatania non sapeva cosa dire. “ e tu, hai mai letto Puskin?”. “ Si, l’ho letto,” le prese la carta dalle mani e la gettò via. “ Il cavaliere di bronzo è il mio poema preferito.”” Anche il mio,” esclamò Tatania, guardandolo meravigliata. “ ‘ Vi fu giorno terribile, D’esso è recente la memoria… D’esso, amici, per voi imprenderò a narrare. E sarà triste il mio racconto.’ “” Lo citi come una vera russa.” “ Sono una vera russa.”


 

Ora spostiamoci nel quinto Soviet, dove abitava Tatiana insieme alla sua famiglia. Paullina Simons nel 1998 è tornata in quei luoghi e ha raccontato poi come ancora, a distanza di anni, la città vivesse sotto una forma di incantesimo, per certi versi immutata: edifici fatiscenti, famiglie che vivono in appartamenti comuni e campi aridi bombardati a tal punto che nulla è cresciuto neanche a distanza di 50 anni. Il tutto raccontato in Six days in Leningrad.

“Dove abiti, Tania?” “Vicino al parco Tauride, all’angolo tra la Greceskij e il Quinto Soviet. Sai dov’è?”. Lui annuì. “Vivi con i tuoi genitori?”. “Naturalmente. Con i genitori, i nonni, mia sorella e il mio gemello.” “Tutti in una stanza?” domandò Alexander senza una particolare intonazione. “No, ne abbiamo due!” esclamò lei contenta.


 

Un piccolo accenno alla fabbrica Kirov è doveroso. La struttura che ha visto nascere l’interessa tra i nostri protagonisti. Una giovane Tatania lavoratrice instancabile e il paziente Alexander che all’inizio della loro storia, l’aspetta alla fine del turno di lavoro alle porte della fabbrica, per condurla a casa. Sono quelli momenti indimenticabili che mi hanno fatto innamorare del soldato ancora di più.

Prima di uscire dalla fabbrica Tatiana si strofinò le mani e il viso finché non tornarono rosa, poi si spazzolò i lunghi capelli e li lasciò sciolti. […] Diede un’ultima occhiata allo specchio e si chiese se dimostrava dodici o tredici anni. Era la sorella minore. Alexander era alla fermata dell’autobus. “ Mi piacciono i tuoi capelli, Tania”.

 


 

È il titolo del libro conclusivo della trilogia, non potevo non dedicargli un posticino speciale. È dove Tatia e Alexander festeggiano il compleanno di lei, sotto gli occhi della statua di Saturno che divora il figlio. È dove all’ombra di Marco Aurelio potevano godersi la vista della Neva, la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo al di là del fiume. È Il Giardino d’Estate. L’eleganza formale del giardino continua ad essere, a distanza di anni, il suo punto forte, grazie in particolare al Palazzo d’Estate situato all’angolo nord-orientale.

“ Mi piace guardare questo fiume”, sussurrò Alexander. “Specialmente durante le notti bianche. In America non esiste niente del genere.”

 


 

Se escludiamo la travolgente storia che Paullina Simons ci racconta, il suo Cavaliere d’inverno è anche un attenta testimonianza di quelli che furono gli anni più difficili di una delle città più belle al mondo. Ogni pagina nasconde un angolino di Leningrado, ora San Pietroburgo, ognuno con una storia da raccontare. I luoghi sopra citati sono quindi solo una piccola parte di una vasta, bellissima mappa. Non mi stancherò mai di consigliare questa seria e se me lo concedete, vorrei concludere il post con la scena e il luogo più significativo di tutto il libro. Chi lo ha letto potrà capire benissimo.

Siamo in una delle zone più eleganti di quella che era la capita imperiale della Russia. L’Ermitage è uno dei musei più grandi ( se non il più grande ) e prestigiosi al mondo. Il museo si trova nel barocco Palazzo d’inverno di Elisabetta I. Secondo una delle tante stime fatte sui musei di San Pietroburgo, potrebbero essere necessari undici anni per ammirare in un minuto di tempo ogni pezzo in mostra nei cinque edifici del museo. Durante il grande assedio nazista alla città, il museo venne completamente svuotato: nell’estate del 1941 le valli dei monti Urali videro viaggiare più di un milione di opere d’arte in treni allo scopo di salvarle dalla guerra.

 

A noi amanti del Cavaliere, l’Ermitage ricorderà sempre e solo un’unica cosa: “Ricorda Orbeli…”

Dopo il gelato comminarono sul lungofiume della Neva, diretti a ovest verso il tramonto. Avevano appena superato il bianco splendore del palazzo d’Inverno, quando Tatania vide un uomo sull’altro lato della strada. Si fermò di colpo, stupita dal suo atteggiamento. Stava in piedi fuori dal museo dell’Ermitage e i suoi occhi erano pieni di rimpianto e disperazione.

“Chi è quel tipo?” chiese.

“Il conservatore dell’Ermitage.”

“Perché guarda le casse in quel modo?”

“Perché contengono la passione della sua vita. Non sa se rivedrà di nuovo quei tesori.”

Tatiana avrebbe voluto consolarlo in qualche modo. “ Deve aver più fede, non credi?”

“Sono d’accordo, Tania” le sorrise. “ Deve avere un po’ più di fede. Finita la guerra, rivedrà i suoi amai capolavori. “

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17 pensieri riguardo “BlogTour • Panorami D’Inchiostro | Leningrado • La San Pietroburgo di “Il cavaliere d’inverno”

  1. Ho comprato il primo volume della trilogia della Simmons, ma prima di iniziarlo attendo di comprare i suoi due seguiti… Metti che poi impazzisco nell’attesa XD Quindi, evito e tutelo la mia salute mentale (già molto precaria ma ok) ahahah

    Bella tappa, comunque 😀 Mi piacciono anche le immagini che hai allegato ^_^ È come essere davvero lì 😀 ❤

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    1. Per esperienza personale ( non sapevo neanche ci fosse un seguito e ho atteso anni per avere il secondo) fai benissimo ad aspettare. Appena ti arrivano però, chiuditi in casa, spegni il telefono, e goditeli tutti! Ti sconvolgeranno per quanto sono belli 😄💚 sono felice che ti sia piaciuta la tappa 😘 il mio intento era proprio questo! Tra l’altro leggendo il primo libro ti sembrerà di essere ancora di più tra le strade di Leningrado. Una città spettacolare!

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  2. Ciao! Non leggo quasi mai romanzi storici e mai libri in cui si accenna ad una guerra realmente accaduta perchè li trovo terribilmente tristi.
    Ho adorato il tuo Post perchè l’autrice deve essere stata davvero brava e a tratti commuovente nelle descrizioni della città martoriata dalla guerra.
    Posso capire soprattutto lo sguardo del conservatore, dato che io studio storia dell’arte.
    Di fronte a tanta bellezza sentiamo il desiderio di proteggerla da tutto e svuotare l’Hermitage deve essere stato terribile per coloro che hanno lottato ogni giorno per evitare che accadesse.
    Un salutone ed alla prossima, magari in un luogo caldo che la Russia mi mette sempre freddino XD
    Leryn

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    1. ciao Leryn, capisco benissimo il tuo punto di vista. Al Cavaliere però darei una possibilità se fossi in te. Si, è triste, questo non posso negarlo però prima di tutto c’è speranza, sopra ogni cosa, e l’amore travolgente. Facci un pensierino, magari lo tieni in libreria e quando te la senti, lo incominci!
      quella dell’Ermitage è una delle scene più belle, qui ci sono solo le battute più significative. La scrittrice è stata bravissima a descrivere il dolore e la pardita di quell’uomo. Veramente bello!!
      hahahaha In vista dell’estate abbandoniamola la Russia 🙂

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  3. Non ho ancora avuto il coraggio di leggere il seguito, ma una delle cose che ho amato di più di questo romanzo è senza dubbio l’ambientazione: le descrizioni della Simmons sembrano quasi prendere vita; mentre leggevo, potevo immaginare la città…

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